mercoledì 9 marzo 2011

Marisol e il coraggio

Stamani arrivo in ufficio e controllo il giornale:

trovo questo


ho subito pensato alla proiezione di 'El sicario Room 164', un documentario di Gianfranco Rosi a cui ho assistito mesi fa al Nuovo Sacher.

Ho pensato a quello che raccontava l'assassino su come i narcos abbiano organizzato una macchina infallibile, radicata appieno nel tessuto sociale e culturale del Messico intero, e non solo.
Ho pensato a come, ad un certo punto del documentario, l'assassino stesso, centinaia di esecuzioni, cambia voce e sembra cedere mentre parla di quello che ha fatto e visto fare alle donne.
Lo stesso Gianfranco Rosi, in sala, ci raccontava di come quel cambio di tono abbia impressionato anche lui, durante l'intervista.

Ho pensato a questa ragazza di ventotto anni, comandante della polizia di uno dei paesi più violenti del messico.
Scomparsa il 2 di marzo.

Mi viene una preghiera.

Il documentario è impressionante, inquadratura fissa, sicuramente non diverte.
Racconta le torture peggiori a cui si sottopongono altre persone, come noi.
Racconta come accanto a noi si possa costruire un'altra realtà, perfettamente funzionante e coordinata con la nostra, che dalla nostra può sottrarci in ogni momento e scaraventarci nell'incubo peggiore; in qualcosa che un cittadino come me non vuole nemmeno immaginare.

Guardate il documentario e pensate a Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, alla Diaz.
Provate a chiedervi se questi casi isolati fossero solo raggi di una ruota che continua a costruirsi e procedere in quella direzione.
Pensate di ritrovarvici sotto.

Se avete paura, pensate a Marisol.

E se anche a voi viene una preghiera, non illudetevi sia solo per lei.


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